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Salute dalla A alla Z

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Enuresi

Perdita incontrollata di urina durante la notte, più frequente nei maschi è considerata normale nel bambino fino ai quattro o cinque anni. L'enuresi si distingue in primaria, più spesso familiare, in cui non è mai stato raggiunto il controllo della funzione urinaria secondaria, in un bambino che aveva già raggiunto il controllo della funzione, fenomeno più spesso legato a eventi disturbanti, come la nascita di un fratello o di una sorella, che producono atteggiamenti regressivi. Può derivare da infezioni del tratto urinario (fimosi), stenosi uretrale, alterazione dei nervi sacrali, ma può anche essere associata a disturbi del sonno come sonnambulismo o pavor nocturnus. Raramente è legata a forme psicopatologiche individuali di media o forte gravità, mentre generalmente rappresenta soltanto un ritardo di maturazione, che si risolve con il tempo. La terapia è chirurgica nelle alterazioni anatomiche, farmacologica nelle forme infettive. Nelle enuresi non organiche sono usati gli antidepressivi triciclici e l'ormone antidiuretico sintetico. è utile il condizionamento attivo del bambino con l'ausilio della famiglia.

Enzima

Proteina in grado di iniziare o accelerare una reazione chimica tra due composti, senza tuttavia venirne modificata. Una sostanza di questo tipo viene detta anche catalizzatore ed è fondamentale per l'attivazione e il mantenimento di tutti i processi metabolici. Un enzima interviene sulla quantità di energia che occorre per innescare i processi biochimici e, poiché si tratta di una sostanza proteica, è in grado di riconoscere con precisione l'elemento da attivare e di rendere contemporaneamente possibili numerosi processi metabolici. Gli enzimi si trovano per esempio all'interno dei succhi gastrici e vengono classificati aggiungendo la desinenza ""-asi"" al nome della sostanza su cui agiscono: l'amilasi per esempio è un enzima che contribuisce alla scissione dell'amido. Alcuni di essi non rispettano tale nomenclatura perché sono stati scoperti prima che essa entrasse in vigore (per esempio pepsina e trombina).

Enzimopatie

Insieme di patologie dovute a deficit o inadeguata produzione di enzimi, ma anche ad anomalie nella loro struttura. Le enzimopatie possono essere congenite, a seguito di una mutazione in uno specifico gene, oppure acquisite, quando sono causate invece da sostanze tossiche o dannose. Tra le enzimopatie congenite vanno ricordate la gotta, il favismo e la fenilchetonuria. Attualmente il trattamento è possibile solo per alcune patologie.

Eosinofili

Classe particolare di cellule del sangue (leucociti) localizzate nei tessuti, soprattutto nel tratto gastrointestinale, nella cute e nei polmoni. Costituiscono dall'1 al 5 per cento dei granulociti del sangue. Nei loro granuli si trovano numerosi enzimi in grado di svolgere sia attività antibatterica e antiparassitaria, sia di inibire le reazioni allergiche.

Eosinofilia

Presenza di granulociti eosinofili nel sangue in quantità superiori alla norma. è un'anomalia che può essere presente fin dalla nascita (congenita), ma che può anche manifestarsi nell'ambito di patologie come allergie, infezioni, immunodepressione, tumori o leucemie.

Eparina

Proteina presente nei tessuti e nel sangue con proprietà anticoagulanti, in grado di proteggere l'organismo dalla formazione di trombi. L'eparina viene utilizzata come farmaco nel trattamento delle trombosi, somministrata per via endovenosa o sottocutanea. A differenza degli anticoagulanti orali, che richiedono alcuni giorni per diventare efficaci, agisce direttamente sui meccanismi della coagulazione con effetto immediato. Non ha la capacità dei farmaci trombolitici di sciogliere un trombo già formato, ma ha il vantaggio di presentare meno rischi di indurre emorragia. La più recente eparina a basso peso molecolare presenta un miglior effetto protettivo, associato a basso rischio di indurre emorragia: per questo viene ampiamente utilizzata in somministrazione sottocutanea nel trattamento della tromboflebite e nella sua prevenzione in soggetti a rischio, in particolare dopo interventi chirurgici.

Epatalgia

Forte dolore che si manifesta a livello della regione epatica in seguito a un ingrossamento del fegato, fisiologico o patologico. è dovuto alla distensione della capsula che avvolge l'organo (capsula glissoniana), ricca di terminazioni nervose.

Epatectomia

Intervento chirurgico di asportazione del fegato, praticato in presenza di metastasi tumorali, cisti o malformazioni. In caso di patologie gravi quali cirrosi, epatite fulminante o tumori può essere sia parziale, sia totale. In quest'ultimo caso è successivamente necessario il trapianto di fegato.

Epatite A

Patologia infettiva di origine virale a carico del fegato, causata da un virus a Rna la cui sigla è HVA. La trasmissione avviene attraverso acqua e alimenti contaminati (per esempio frutti di mare crudi) e l'incubazione varia tra 15 e 60 giorni. Nei bambini i sintomi possono passare inosservati, mentre negli adulti l'epatite A si manifesta in forma assai debilitante, dapprima con malessere generale, dolori addominali e nausea, poi con ittero e febbre. Guarisce completamente e lascia un'immunità duratura. è disponibile un vaccino e la profilassi è indicata prima di viaggi in zone ad alto rischio o per particolari categorie professionali. La prevenzione si basa sul rispetto delle comuni norme igieniche, per esempio lavarsi le mani prima di toccare gli alimenti, bere solo acqua in bottiglia e non mangiare cibi crudi: il virus infatti muore se esposto ad alte temperature, per cui sono sufficienti 10 minuti di cottura o bollitura.

Epatite B

Patologia infettiva di origine virale che colpisce il fegato, provocata da un virus Dna la cui sigla è HVB e caratterizzata dalla presenza nel sangue dell'antigene HbsAg, rilevato grazie ad appositi esami. Il virus si trasmette attraverso trasfusioni o emoderivati infetti, rapporti sessuali non protetti con persone portatrici del virus oppure dalla madre al figlio al momento del parto. L'epatite B in genere guarisce dopo il primo episodio, lasciando al soggetto un'immunità duratura. Nel 5 per cento dei casi può tuttavia diventare una condizione cronica e pericolosa. La forma cronica può essere silente e gli individui che ne sono affetti vengono detti portatori sani, oppure attiva e in quest'ultimo caso porta alla progressiva degenerazione delle cellule del fegato, che diventa deleteria per l'intero organismo: il 25 per cento dei pazienti con epatite B cronica attiva sviluppa infatti una cirrosi epatica, mentre il 5 per cento va incontro al carcinoma epatico. La terapia è farmacologica (interferone-alfa) e chirurgica (epatectomia parziale o totale, in relazione a gravità ed estensione della patologia)     è inoltre disponibile un vaccino, obbligatorio dal 1991.

Epatite C

Malattia infettiva di origine virale a carico del fegato, causata da un virus a Rna di recente scoperta e identificato dalla sigla HCV (un tempo questa forma di epatite era infatti conosciuta come ""non A non B""). La modalità di trasmissione è la stessa dell'epatite B, ovvero attraverso il contatto con sangue infetto, ma sembra essere più frequente nei soggetti sottoposti a trasfusioni o che necessitano di emoderivati il contagio per via sessuale appare invece più raro. Segni e sintomi sono in genere assenti e, rispetto alla B, l'evoluzione verso la cronicizzazione avviene in percentuali assai maggiori (50 per cento dei casi circa). Un soggetto su venti colpito da epatite C cronica sviluppa una cirrosi, che a sua volta degenera verso il carcinoma epatico. Non esiste vaccino e la terapia è farmacologica (interferone-alfa) o chirurgica.

Epatite cronica attiva

Infiammazione cronica a carico del fegato che può originare da diverse forme di epatite, come per esempio epatite B, C o D. L'epatite cronica può rimanere silente, ovvero senza manifestazioni evidenti, ma può anche diventare attiva. Quest'ultima è la forma più pericolosa, in quanto è caratterizzata da replicazione virale all'interno delle cellule e può evolvere verso cirrosi e carcinoma epatico. Per diagnosticare un'epatite cronica attiva occorre una biopsia del tessuto epatico. Il trattamento può essere farmacologico oppure chirurgico nei casi più gravi occorre il trapianto di fegato.

Epatite D

Patologia infettiva a carico del fegato causata da un particolare tipo di virus, l'HDV, che si riproduce soltanto in presenza dell'HBV, il virus responsabile dell'epatite B. La patologia è di fatto una forma amplificata dell'epatite B, in cui la progressione verso cirrosi e carcinoma epatico sembra più rapida e più frequente.

Epatomegalia

Patologico aumento di volume del fegato secondario a malattie sia epatiche sia generiche, che viene talvolta avvertito come dolore o fitta nel quadrante superiore destro dell'addome. L'epatomegalia è apprezzabile alla palpazione ma per un esame più approfondito occorre in genere una ecografia.

Epatopatia alcolica

Patologia del fegato che colpisce gli alcolisti. L'alcol è infatti una sostanza tossica per il fegato, perché ne altera la struttura cellulare, generalmente in misura proporzionale alla quantità ingerita e al metabolismo del soggetto. L'epatopatia può consistere in un accumulo di grassi (steatosi, una condizione non grave e reversibile), ma può degenerare anche nella cirrosi o nel carcinoma epatico. Questi ultimi colpiscono il 10-20 per cento dei bevitori cronici.

Ependima

Epitelio che riveste i ventricoli dell'encefalo e del canale midollare spinale. è costituito da particolari cellule ciliate dotate che, grazie al movimento delle ciglia, contribuiscono alla circolazione del liqor cefalo-rachidiano.

Ependimoma

Forma tumorale originata dalle cellule dell'ependima e da alcune cellule gliali del sistema nervoso, gli astrociti. La forma maligna prende il nome di ependimoblastoma. Si manifesta con ipertensione endocranica e si richiede un intervento chirurgico, non sempre possibile data la delicata area in cui insorge il tumore.

Epidemiologia

Disciplina che si occupa della frequenza, della distribuzione e dei fattori responsabili delle malattie che si diffondono tra la popolazione. L'epidemiologia non studia unicamente le patologie infettive o contagiose, ma anche per esempio tumori e malattie cardiovascolari, indagandone le cause e le problematiche sociali correlate e approntando modelli di intervento per la loro prevenzione.

Epidermide

Strato superficiale della pelle

Epidermomicosi

Patologia cutanea causata da miceti e localizzata allo strato più superficiale dell'epidermide, lo strato corneo. Ne sono esempi la tinea e la pitiriasi versicolor.