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Salute dalla A alla Z

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Caduta del piede

Patologia neurologica che interessa nervi e muscoli responsabili della flessione del piede, indeboliti o colpiti da paralisi. Il piede del paziente si presenta quindi con la pianta rivolta all'indietro.

Caffeina

Alcaloide presente nel caffè, nel tè, nel cioccolato e nella cola. è uno stimolante del sistema nervoso centrale e svolge una leggera azione diuretica e vasodilatatoria, elevando la frequenza cardiaca. L'assunzione di caffeina in dosi superiori a 200 mg al giorno può causare insonnia, tremori, tachicardia (aumento della frequenza cardiaca) e nausea.

Calamina

Polvere di colore rosato a base di ossido di ferro e ossido di zinco. Ha proprietà astringenti e viene impiegata nella preparazione di pomate per uso esterno nel trattamento di alcune malattie cutanee.

Calazio

Detto anche cisti tarsale o meibomiana, è un nodulo di piccole dimensioni che si forma sotto la palpebra in seguito all'infiammazione cronica della ghiandola palpebrale di Meibomio. Il calazio recede spontaneamente, ma in alcuni casi può essere necessario ricorrere all'asportazione chirurgica.

Calcagno

Osso appartenente all'articolazione del piede che consente la postura eretta e fondamntale quindi per la deambulazione. Il calcagno si articola con l'osso cuboide e l'astragalo. Nella parte posteriore si inserisce il tendine di Achille.

Calcemia

Livello del calcio presente nel sangue. Nell'individuo adulto il valore medio oscilla tra i 9 e i 10 mg/dl, ma può variare a causa di alcune patologie. L'aumento dei livelli ematici di calcio (ipercalcemia) si verifica nel caso di iperparatiroidismo, sarcoidosi, ipertiroidismo, immobilizzazione prolungata, metastasi ossee. La condizione opposta (ipocalcemia) si ha invece in caso di ipoparatiroidismo, ipotiroidismo, rachitismo, infiammazioni intestinali croniche, insufficienza renale cronica.

Calcio

Elemento chimico indispensabile all'organismo umano. Il calcio è uno dei componenti principali delle ossa, dei denti e delle unghie ma è indispensabile anche nei processi di coagulazione del sangue e in numerosi meccanismi cellulari. La concentrazione del calcio nel sangue è regolata dall'attività di due ormoni ad azione opposta, la calcitonina e il paratormone. La fonte principale di calcio sono alcuni tipi di alimenti, in particolare latticini, pesce, spinaci e broccoli.

Calcioantagonisti

Farmaci che inibiscono l'entrata del calcio all'interno delle cellule muscolari, in particolare a livello delle cellule cardiache o dei vasi arteriosi. Da soli o in associazione, sono tra i farmaci di maggiore impiego per il trattamento dell'ipertensione arteriosa, ma si usano anche nella cardiopatia ischemica o in talune aritmie. Tra i più comuni effetti collaterali vi è l'insorgenza di edemi agli arti inferiori, di disturbi gastrointestinali come stipsi o esofagite da reflusso e di cefalea, che tuttavia non sono tali da richiedere la sospensione della terapia. Le molecole che agiscono principalmente a livello del cuore riducono la frequenza cardiaca e possono in certi casi peggiorare uno scompenso cardiaco. A differenza dei betabloccanti, non causano spasmo bronchiale e non sono quindi controindicati in caso di asma.

Calcitriolo

Sostanza derivata della vitamina D impiegata nel trattamento dell'osteoporosi, dell'ipoparatiroidismo e del rachitismo. Il calcitriolo infatti agisce aumenta la concentrazione del calcio favorendone l'assorbimento a livello intestinale e riducendone l'eliminazione attraverso il rene: in questo modo viene favorito il processo di fissazione del calcio nelle ossa. Può causare un aumento della concentrazione di calcio nel sangue (ipercalcemia) e non deve essere somministrato a pazienti con scompenso cardiaco in cura con farmaci digitalici.

Calciuria

Concentrazione di calcio nelle urine. Valori superiori a 300 mg, eliminati nel corso delle 24 ore, possono essere indice di osteoporosi, morbo di Paget osseo o iperparatiroidismo, mentre quantità inferiori a 100 mg sono associate a patologie quali malassorbimento intestinale o insufficienza renale.

Calcoli biliari

Calcoli che si trovano nelle vie biliari, più spesso all'interno della colecisti. Sono il risultato dell'aggregazione di sostanze presenti nella bile che si accumulano e non possono essere eliminate. I calcoli biliari possono formarsi per l'accumulo di colesterolo (per esempio in caso di obesità o eccessivo consumo di grassi animali), oppure di bilirubina, in caso di infezioni delle vie biliari, alcolismo o anemia emolitica. I calcoli biliari possono essere causa di forti disturbi (le cosiddette coliche biliari), ma possono anche rimanere nascosti per anni ed essere scoperti nel corso di esami di controllo generali, per esempio un'ecografia al fegato. L'esame del sangue e delle urine evidenzia un eccesso di bilirubina, mentre la localizzazione esatta della formazione calcolosa può essere fatta mediante ecografia endoscopica o colangiografia retrograda. Nel caso di calcoli di piccole dimensioni e non calcificati è possibile ricorrere al trattamento farmacologico con acido ursodesossicolico. In generale la terapia è però di tipo chirurgico e prevede l'asportazione della colecisti, intervento che può essere effettuato anche in laparoscopia (e risultare dunque meno invasivo).

Calcoli delle vie urinarie

Aggregato (calcolo) composto da cristalli di acido urico, acido ossalico, sali di calcio e altre sostanze che si deposita nell'uretra o nell'uretere. L'occlusione dei condotti che fanno defluire l'urina dal rene provoca una colica immediata, intensa e molto dolorosa, che si manifesta con brividi, frequente bisogno di urinare e tracce di sangue nelle urine. La formazione calcolosa viene in genere eliminata spontaneamente dal paziente, grazie anche alla somministrazione di farmaci rilassanti che agiscono sulla muscolatura liscia. Se però le dimensioni sono tali che il calcolo ostruisce del tutto la fuoriuscita di urina è indispensabile l'intervento chirurgico o la disintegrazione mediante ultrasuoni.

Calcoli renali

Agglomerati solidi di varia dimensione e composizione (sali di calcio o di acido urico, struvite, cistina) che possono depositarsi in varie sedi: nel tessuto renale, nelle vie urinarie interne (pelvi) o esterne (uretere, vescica). Quando i calcoli sono piccoli si parla di microlitiasi, renella o ""sabbia"" renale. La formazione dei calcoli può dipendere da diversi fattori, come malattie del metabolismo oppure un'alimentazione squilibrata che provoca accumulo di calcio, ossalati o sali di acido urico. La calcolosi renale può essere asintomatica, ma se i calcoli si spostano di sede il dolore diventa particolarmente violento e insorge la cosiddetta colica renale. Per alcuni tipi di calcolosi sono disponibili trattamenti farmacologici che ne impediscono il peggioramento. In genere, una volta formati, i calcoli non si possono sciogliere, per cui quando raggiungono determinate dimensioni vengono estratti con un intervento chirurgico o endoscopico oppure ""frantumati"" grazie a onde d'urto (litrotripsia).

Calcoli salivari

Calcoli presenti nelle ghiandole salivari o nei dotti salivari, attraverso cui la saliva giunge alla bocca. La loro formazione è dovuta a variazioni nel valore di acidità (pH) della saliva, che favoriscono l'aggregarsi dei sali in essa presenti. La presenza di un calcolo impedisce la fuoriuscita della saliva e si manifesta con ingrossamento delle ghiandole salivari (poste sotto la mandibola) e forte dolore, in particolare durante la masticazione. La terapia è sempre di tipo chirurgico.

Calcolo

Formazione simile a un sasso che nasce all'interno di una cavità corporea. Essendo costituito da sali minerali, il calcolo si forma più facilmente nei tessuti dove questi ultimi si depositano in maggiori quantità, quindi colecisti, reni e uretra." Calcolosi,"Formazione di calcoli (aggregati di sali minerali o di altre sostanze) all'interno di un organo o di un condotto, dovuta a infiammazioni o squilibri metabolici.

Calici gustativi

Strutture microscopiche costituite da cellule specializzate nella percezione del gusto e da altre cellule con funzione di sostegno. Hanno forma ovale e sono situate sulla superficie della lingua e del palato molle. I calici gustativi costituiscono la porzione periferica dell'organo del gusto, che trasmette al cervello le sensazioni sulla base delle informazioni captate da specifici recettori. Queste strutture sono molto numerose alla nascita, ma con la crescita molte vanno incontro ad atrofia, soprattutto nella regione posteriore della lingua.

Callo

Aumento di spessore dello strato superficiale della pelle (epidermide), che interessa in genere un'area limitata del palmo della mano o della pianta del piede. Le cause sono quasi sempre dovute all'eccessivo e continuo sfregamento dell'epidermide, conseguente a particolari lavori o talvolta a deformità. Se il callo è doloroso, per esempio quando si trova sul piede, deve essere asportato da uno specialista.

Callo osseo

Formazione di tessuto connettivo che si forma alle estremità di un osso fratturato, durante il corso della guarigione. Grazie al rilascio di calcio da parte speciali cellule presenti nelle ossa (osteoblasti) il callo osseo si trasforma in tessuto osseo vero e proprio. In alcuni casi può accadere che il processo di calcificazione non sia completo e si ha quindi la formazione di pseudoartrosi, una sorta di falsa articolazione.

Caloria

Unità di misura del calore, indicata con il simbolo cal. Esprime la quantità di calore che occorre per aumentare di un grado centigrado la temperatura di un grammo di acqua distillata. Una caloria equivale a 4.184 Joule, l'unità di misura dell'energia.

Calorimetria

Procedimento che consente di misurare l'assorbimento o la produzione di calore di una sostanza, per esempio un alimento. La calorimetria diretta viene eseguita rilevando direttamente il calore rilasciato da un frammento di cibo fatto bruciare all'interno di una piccola camera chiamata calorimetro e immersa nell'acqua: a combustione conclusa, i gradi di innalzamento della temperatura dell'acqua indicano il corrispettivo valore calorico. La misurazione può essere eseguita anche in maniera indiretta, stabilendo la quantità di ossigeno consumato ed eseguendo in seguito il calcolo teorico del calore emesso.