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Salute dalla A alla Z

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Trapianto della cornea

Intervento chirurgico, denominato anche cheratoplastica, eseguito allo scopo di sostituire con una cornea trasparente prelevata da donatore una cornea gravemente opacizzata da processi patologici come cheratocono, fenomeni degenerativi, distrofie corneali ereditarie. Può consistere nell'escissione corneale a tutto spessore, con apertura della camera anteriore (cheratoplastica perforante) oppure non comportare quest'ultimo passaggio ma prevedere soltanto l'asportazione degli strati superficiali (cheratoplastica lamellare). Questo tipo di trapianto non determina alcuna reazione di rigetto, in quanto riguarda un tessuto privo di irrorazione sanguigna.

Trapianto di cuore

Inserimento di un cuore nuovo in un paziente con cardiopatia, per esempio in caso di miocardiopatia dilatativa. Il trapianto di cuore è generalmente di tipo ortotopico (asportazione dell'organo del paziente e sostituzione con quello prelevato dal donatore), ma può anche essere eterotopico (aggiunta di un nuovo organo senza asportazione di quello del malato).

Trapianto di cuore-polmoni

Trapianto contemporaneo di cuore e polmoni. Si effettua nei casi in cui, oltre alla compromissione cardiaca è presente anche una compromissione polmonare (per esempio, nel cuore polmonare).

Trapianto di fegato

Trasferimento del fegato o di una parte di esso da un donatore a un ricevente. Indicazione al trapianto di fegato è l'epatopatia preterminale (cirrosi, sindrome di Budd-Chiari, epatite acuta fulminante, neoplasie epatiche, malformazioni delle vie biliari, malattie metaboliche congenite.

Trapianto di midollo osseo

Intervento che consente la sostituzione del midollo osseo di un soggetto malato con quello di un donatore sano , che può essere sia un consanguineo sia un individuo dotato di antigeni di istocompatibilità simili a quelli del paziente (trapianto allogenico), oppure con quello dello stesso soggetto (trapianto autologo). Il trapianto allogenico richiede la somministrazione di immunosoppressori per contrastare il rigetto e la reazione contro l'ospite. Nel caso del trapianto autologo invece il midollo viene prelevato quando la malattia è in una fase non troppo acuta e trattato con procedure che eliminano le cellule malate. Tale operazione non è gravata da problemi di reazione verso l'ospite o di rigetto e va incontro a minori rischi di infezioni, ma può essere impiegata solo in casi selezionati ed è accompagnata da maggiori probabilità di recidiva. Il trapianto di midollo viene utilizzato come trattamento per numerose patologie del sangue (per esempio leucemia e talassemia) e del midollo osseo, in particolare di tumori e linfomi. In una prima fase è necessaria la distruzione del midollo del paziente mediante chemioterapia, radiazioni ionizzanti o somministrazione di immunosoppressori in seguito viene introdotto per via venosa il midollo ""sano"". Dopo l'infusione devono trascorrere dai 15 ai 30 giorni perché il midollo riprenda le sue funzioni e in questo periodo occorre mantenere il paziente in isolamento per evitare infezioni.

Trapianto di polmone

Trapianto di uno o entrambi i polmoni eseguito su pazienti affetti da broncopneumopatia cronica ostruttiva, fibrosi cistica, fibrosi polmonare idiopatica o ipertensione polmonare. La sopravvivenza a un anno dal trapianto è molto elevata sia nel caso che il trapianto riguardi un solo polmone sia che li riguardi entrambi.

Trasferimento embrionale

Intervento di fecondazione artificiale che si avvale di varie metodiche per impiantare l'ovulo fecondato nelle tube o nell'utero della donna destinata a portare a termine la gravidanza. Tali metodiche vengono dette omologhe quando non prevedono il ricorso a donatori di ovociti o spermatozoi estranei alla coppia, eterologhe in caso contrario. Rientrano nelle tecniche omologhe la fecondazione in vitro con trasferimento embrionale (FIVET) e il trasferimento dell'embrione nella tuba di Falloppio (TET). La prima, che viene adottata in caso di ostruzione delle tube, consiste nel fecondare in provetta gli ovociti ottenuti inducendo nella donna una superovulazione tramite trattamento ormonale stimolante. La TET, che si esegue in assenza di ostacoli anatomici al concepimento, prevede l'impianto nella tuba della donna di embrioni ottenuti anch'essi in laboratorio. Le procedure eterologhe sono invece rappresentate dal trasferimento della cellula uovo, dal trasferimento dell'embrione e dalla maternità surrogata. La prima tecnica, che viene adottata per ovviare a casi di sterilità femminile, consiste nel prelievo di ovociti da una donatrice preventivamente sottoposta a stimolazione ormonale una volta eseguita la fecondazione in vitro, un ovocita verrà introdotto nell'utero della donna ricevente (estranea alla coppia), destinata a portare a termine la gravidanza. La seconda tecnica, indicata qualora entrambi i membri della coppia fossero sterili, prevede la fecondazione in provetta dell'ovocita di una donna donatrice utilizzando gli spermatozoi di un donatore. L'embrione così ottenuto viene poi trasferito nell'utero della donna facente parte della coppia. Alla maternità surrogata si fa ricorso infine quando la donna, pur avendo un'ovulazione normale, presenta un'alterazione dell'utero tale da impedirle di portare avanti la gravidanza in questo caso un suo ovocita viene fecondato dal seme del partner e poi trasferito nell'utero di un'altra donna.

Trasfusione

Infusione diretta per via endovenosa nel circolo sanguigno di un individuo sangue di un gruppo sanguigno compatibile donato volontariamente da altri individui. La trasfusione può riguardare sia sangue intero sia emoderivati.

Trasfusione autologa

Trasfusione effettuata utilizzando il sangue del paziente stesso, prelevato in precedenza, sottoposto a opportuni trattamenti e conservato in apposite sacche. Vi si fa ricorso soprattutto in previsione di grandi interventi chirurgici sul cuore o sull'intestino, e in tal caso i prelievi vengono eseguiti a più riprese con largo anticipo (almeno 3-4 settimane). In questo modo è possibile non solo ovviare a situazioni di scarsa disponibilità di sangue, ma anche eliminare il rischio di complicanze legate alla trasfusione eterologa, per esempio incompatibilità, reazioni allergiche e trasmissione di infezioni.

Traslocazione

Mutazione genetica consistente nel passaggio di un segmento cromosomico da una posizione a un'altra. Tale fenomeno può riguardare piccoli segmenti di uno stesso cromosoma oppure parti principali di due cromosomi che si uniscono (come i cromosomi 14 e 21 che si presentano fusi nella sindrome di Down). Spesso tale aberrazione non produce conseguenze cliniche apprezzabili, ma a volte è responsabile di patologie diverse che dipendono dalla quantità del materiale genetico trasposto e dalla sede interessata dall'anomalia. Le traslocazioni possono venire trasmesse da uno o entrambi i genitori oppure essere acquisite dal soggetto in conseguenza di una nuova mutazione.

Trasposizione dei grossi vasi

Anomalia congenita in conseguenza della quale i grossi vasi che trasportano il sangue fuori dal cuore si presentano in posizione invertita: l'aorta ha quindi origine dal ventricolo destro e l'arteria polmonare da quello sinistro. Il risultato è una scarsa ossigenazione dei tessuti dovuta al fatto che ai distretti periferici affluisce sangue venoso anziché arterioso: è questo il motivo per cui il neonato appare cianotico. E' necessario intervenire chirurgicamente con la massima tempestività praticando un foro nel setto interventricolare per creare una comunicazione tra i due ventricoli. Alla correzione del difetto congenito si procederà in un secondo tempo.

Trauma cranico

Trauma a carico del capo e degli organi in esso contenuti, classificabile in aperto o chiuso a seconda che si crei o meno una comunicazione tra contenuto cranico ed esterno. Le cause più frequenti sono incidenti stradali (48%), cadute e incidenti domestici (25%), attività sportive (10%), infortuni sul lavoro (8%), aggressioni (4%). Conseguenze cliniche di un trauma al capo sono: fratture delle ossa craniche con rischio di infezioni cerebrali (encefalite) in caso di lesione aperta commozione cerebrale, che determina un'improvvisa ma transitoria perdita di coscienza contusione cerebrale, in genere ai danni dei lobi frontali, temporali e occipitali, con o senza edema cerebrale ematoma cerebrale in seguito a rottura di un vaso venoso o arterioso. I segni e sintomi, che presentano una notevole variabilità a seconda dell'entità della lesione prodottasi, vanno dal mal di testa accompagnato da un leggero senso di nausea fino all'insorgenza di problemi neurologici come perdita della memoria, visione doppia (diplopia), crisi epilettiche, paralisi di uno o più arti. In caso di perdita di coscienza è necessario procedere a una TAC del cranio per individuare eventuali lesioni interne. Per valutare l'entità del trauma viene applicato il Glasgow Coma Score (GCS) che assegna il punteggio più alto (15 punti) ai traumi lievi e valori decrescenti a quelli via via più gravi. In presenza di ferite penetranti delle ossa craniche, ematomi o emorragie cerebrali il paziente viene sottoposto a intervento chirurgico rispettivamente per rimuovere frammenti d'osso e ovviare alla compressione sui tessuti nervosi. In caso di edema cerebrale si ricorre alla somministrazione di farmaci in grado di ridurre la pressione intracranica.

Trauma spinale

Trauma che coinvolge la colonna vertebrale, con o senza frattura delle vertebre e lesioni a carico del midollo spinale. Nella maggior parte dei casi si produce in seguito a incidenti stradali, cadute dall'alto e infortuni sportivi. Subito dopo l'evento traumatico s'instaura un quadro di shock neurologico o shock spinale, le cui principali manifestazioni sono ipotensione causata da danni al sistema nervoso simpatico, riduzione del tono vascolare con vasodilatazione e bradicardia (rallentamento della frequenza cardiaca) per aumento del tono vagale. La gravità del quadro clinico dipenderà, oltre che dall'entità della lesione midollare, dal tratto della colonna vertebrale colpito. Il deficit neurologico sarà di durata media in caso di contusione o compressione da emorragia midollare, mentre risulterà permanente in seguito lacerazione o sezione trasversale. I traumi cervicali possono comportare arresto respiratorio se risultano danneggiati i centri bulbari del respiro. Per quanto riguarda le conseguenze a livello motorio, i traumi a carico del midollo cervicale comportano tetraparesi e quelli localizzati a livello dorsale o lombare possono essere responsabili di paraparesi. In caso di sospetto trauma vertebrale, le manovre di primo soccorso possono essere decisive per la prognosi. è necessario procedere immediatamente all'immobilizzazione del paziente a partire dal collo, cui va applicato il collare apposito, per poi passare alla schiena, agli arti superiori, a quelli inferiori e ai piedi. Se il soggetto è in grado di muoversi autonomamente e senza dolore il trauma spinale va senz'altro escluso. Una volta accertata la natura del danno tramite la TAC e la RMN della colonna, il trattamento consiste spesso nell'intervento chirurgico, che va eseguito con la massima urgenza.

Traumatologia d'urgenza

Campo della medicina che si occupa dei primi interventi di soccorso da prestare ai traumatizzati gravi, avvalendosi della collaborazione di équipe multidisciplinari composte da chirurghi, neurochirurghi, anestesisti, rianimatori e ortopedici. Le figure professionali impegnate nelle Divisioni (o Dipartimenti) di traumatologia d'urgenza, di cui gli ospedali più importanti sono dotati, prestano la loro opera in stretta connessione con il personale del Pronto Soccorso.

Traumi sportivi

Traumi, generalmente a carico della struttura muscolo-scheletrica, conseguenti alla pratica di attività sportive. Possono originare dall'indebolimento di una parte anatomica, come muscoli, tendini e legamenti, oppure essere di natura accidentale. è sempre consigliabile affidarsi a un medico per l'individuazione del percorso riabilitativo migliore: traumi sportivi trascurati o curati in modo non appropriato portano spesso all'infiammazione di altri arti e muscoli, a causa dell'uso scorretto e innaturale dell'arto o dell'articolazione colpita.

Travaso

Fuoriuscita di un liquido da una vena o un'arteria e sua diffusione nei tessuti circostanti. Il liquido può essere rappresentato da un farmaco somministrato per via endovenosa oppure da sangue, riversatosi all'esterno per rottura di un vaso.

Trematodi

Classe di vermi piatti (Platelminti) non segmentati, rivestiti da cuticola, che misurano da pochi millimetri a qualche centimetro di lunghezza. Provvisti di ventose e/o uncini che fungono da organo di adesione, sono parassiti dell'uomo e di vari animali e per compiere il loro ciclo biologico necessitano sempre di due o tre ospiti almeno, il primo dei quali è rappresentato da un mollusco. In patologia umana particolarmente importanti sono il genere Schistosoma, le cui larve penetrano nella cute dell'ospite definitivo, e la specie Fasciola hepatica, che invade il parenchima epatico per poi migrare nei dotti biliari.

Treponema

Batterio Gram-negativo lungo e sottile, a forma elicoidale, con spire più o meno regolari. Appartiene alla famiglia delle spirochete ed è dotato di notevole mobilità (per spostarsi ruota intorno al proprio asse longitudinale). Vive soltanto in assenza di ossigeno (anaerobio obbligato) e non resiste all'essiccamento, alle temperature elevate e ai comuni disinfettanti chimici. Tra le specie patogene per l'uomo, non coltivabili in laboratorio, le principali sono il Treponema pallidum, agente causale della sifilide, il Treponema pertenue, che provoca la framboesia, e il Treponema carateum responsabile della pinta.

Triade di Hutchinson

Associazione di anomalie riscontrabili negli individui affetti da sifilide congenita: malformazioni degli incisivi superiori (denti di Hutchinson, a forma di mezzaluna e con intaccature), problemi dell'apparato acustico (sordità) e dell'apparato visivo (cheratite interstiziale diffusa). Oggi è pressoché scomparsa.

Trichiasi

Deviazione delle ciglia verso il globo oculare che, oltre a irritare la congiuntiva bulbare, causa infezioni responsabili di cheratite ed entropion se non corretta tempestivamente con intervento chirurgico. Può essere congenita o acquisita, e in quest'ultimo caso rappresenta perlopiù una complicanza del tracoma in fase avanzata, conseguente alla formazione di cicatrici e retrazioni lungo il bordo delle palpebre.