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Cirrosi biliare

Patologia del fegato caratterizzata da un ristagno di bile provocato da ostacoli interni o esterni al fegato. Nel primo caso si parla di cirrosi biliare primitiva, malattia autoimmune piuttosto frequente nelle donne di mezza età, nella quale la comparsa dei sintomi tipici della cirrosi è preceduta da ittero e prurito. Questa patologia può essere trattata con farmaci in grado di fluidificare la bile ma in casi estremi si può arrivare al trapianto di fegato. La cirrosi biliare secondaria è invece causata da un'ostruzione esterna al fegato, provocata per esempio da un calcolo o un tumore. Si manifesta tuttavia nello stesso modo della primaria, ma il trattamento consiste unicamente nella rimozione dell'ostruzione.

Cirrosi epatica

Malattia del fegato che determina la completo distruzione dell'architettura e dell'organizzazione dell'organo, che si riflette sul piano funzionale in un graduale e progressivo deterioramento delle funzioni, fino all'instaurazione di una condizione di vera e propria insufficienza epatica. Le principali cause di cirrosi epatica sono i postumi delle epatiti virali croniche (tipi B, C e D) e l'abuso protratto nel tempo di bevande alcoliche. Più raramente la patologia è causata da uno stato di insufficienza cardiaca o di occlusione delle vene epatiche, da alcune malattie del metabolismo (per esempio la malattia di Wilson e l'emocromatosi) o autoimmuni e infine dall'azione di sostanze tossiche o farmaci. Una forma particolare di cirrosi è la cirrosi biliare, in cui l'elemento caratterizzante è una gravissima alterazione del deflusso della bile. Finché una cirrosi non altera in modo rilevante la funzione del fegato, il soggetto non avverte alcun disturbo particolare, ma quando la malattia progredisce i segni diventano evidenti: gonfiore addominale conseguente alla formazione di ascite (accumulo di liquido), gonfiore delle gambe e facilità di sanguinamento per riduzione del numero delle piastrine. Una grave complicazione della cirrosi è la formazione di varici esofagee, che possono essere all'origine di emorragie anche mortali. Gli esami del sangue sono costantemente alterati e consentono di valutare con precisione la condizione del fegato e la sua funzionalità residua, nonché l'insufficienza renale che spesso si associa. L'andamento nel tempo della cirrosi epatica è progressivo e non esistono cure in grado di frenarlo o di rallentarlo. Per controllarne le manifestazioni vanno assunti farmaci come diuretici per il gonfiore delle gambe e l'ascite e la vitamina K per i problemi della coagulazione. Ai farmaci è possibile associare interventi quali la paracentesi (puntura dell'addome per svuotare un'ascite troppo voluminosa), il trattamento endoscopico delle varici esofagee finalizzato a impedirne rottura e sanguinamento e infine il trapianto di fegato.

Cistectomia

Asportazione parziale o totale della vescica urinaria. è usato anche, in senso più ampio, per indicare l'asportazione chirurgica di una cisti.

Cisti da ritenzione

Cisti causata dall'accumulo all'interno dell'organismo di materiali normalmente secreti all'esterno. Deriva in genere dall'occlusione del dotto escretore di una ghiandola, come accade per esempio nel caso della cisti sebacea. Il trattamento varia da caso a caso e può richiedere la rimozione chirurgica.

Cisti del rene

Le cisti del rene possono essere solitarie o multiple. La cisti renale solitaria si presenta come una cavità a contenuto liquido all'interno del parenchima renale, rivestita da epitelio e indipendente dall'uretere, il canale che convoglia l'urina alla vescica. La terapia può essere conservativa o chirurgica (ingombro eccessivo con ostruzione del flusso urinario, infezioni). Le cisti multiple possono rientrare nel quadro del rene policistico, una patologia renale ereditaria in cui il parenchima renale viene sostituito da cisti renali di varia grandezza e che spesso evolve verso l'insufficienza renale terminale. Il rene policistico si associa spesso ad altre anomalie cistiche di altri organi (pancreas, fegato, polmoni, cervello). La terapia è chirurgica (asportazione del rene interessato, trapianto di rene). Nei casi bilaterali in cui non è possibile il trapianto di rene, è necessaria la dialisi a lungo termine.

Cisti dermoide

Cisti di origine congenita, derivante da uno sviluppo anomalo e abnorme della cute, inclusi peli, ghiandole e unghie all'interno dei tessuti circostanti. Si tratta di una forma tumorale benigna presente e già evidente alla nascita, ma che si sviluppa nel corso della vita dell'individuo fino a raggiungere una dimensione definitiva. Normalmente non provoca disturbi, a meno che non comprima gli organi circostanti: in questo caso si può ricorrere all'asportazione chirurgica.

Cisti di Baker

Sacca di ripiena di liquido sinoviale che si forma nella parte posteriore del ginocchio, causando un rigonfiamento piuttosto evidente e solido ma poco doloroso. Il suo apparire è sintomo di artrosi oppure di un'infiammazione presente da lungo tempo nell'articolazione. L'unica terapia possibile è l'asportazione chirurgica, ma si applica solamente in caso di forti dolori o di compromissione della mobilità articolare e della circolazione sanguigna.

Cisti ossea

Tumore osseo benigno, tipico dell'età giovanile e connotato dalla formazione di una cisti all'interno di un osso. La sua presenza è rivelata da una lieve sensazione di dolore ma, più spesso, è del tutto asintomatica fino alla frattura dell'osso, provocata da un trauma anche banale. Il trattamento è unicamente chirurgico.

Cisti ovarica

Tumore benigno che origina e si sviluppa nell'ovaio a partire da strutture ovariche come follicoli e corpo luteo, ma anche dall'endometrio, la mucosa uterina. Può essere presente una singola cisti, ma più spesso se ne osservano diverse (in questo caso si parla di ovaio policistico). Le cisti ovariche sono generalmente asintomatiche, talvolta possono produrre ormoni. In alcuni casi si rompono spontaneamente. Se raggiungono dimensioni considerevoli possono comprimere altri organi e provocare forti dolori: in questo caso è necessaria l'asportazione chirurgica.

Cisti sebacea

Cisti causata dall'ostruzione del dotto di una ghiandola sebacea e contenente il sebo secreto dalla ghiandola stessa. Tipica dei soggetti adulti, è caratterizzata da una formazione molle, elastica, rotondeggiante e in rilievo che, se sottoposta a spremitura, rilascia una massa bianco-giallastra. Le cisti sebacee sono localizzate per lo più sul dorso, sul volto e sul cuoio capelluto e possono raggiungere dimensioni anche considerevoli, fino a 10 cm. L'eventuale asportazione chirurgica deve essere completa ed eseguita con attenzione, per evitare recidive e infezioni.

Cistinuria

Patologia congenita abbastanza comune (uno su 7000 nati) caratterizzata dall'eccessiva presenza nelle urine di un aminoacido, la cistina. Questa condizione favorisce la formazione di calcoli delle vie urinarie.

Cistite

Infiammazione della vescica, generalmente di origine batterica. Nella maggior parte dei casi è provocata da batteri intestinali che, una volta raggiunta la vescica, aderiscono alla parete interna e si moltiplicano, innescando il quadro infettivo e infiammatorio. La semplice presenza di batteri nell'urina, in assenza di disturbi e in particolare senza reazione infiammatoria, non è considerata cistite in senso stretto e viene definita batteriuria asintomatica. Per raggiungere la vescica i batteri possono risalire attraverso l'uretra o diffondersi per via interna attraverso i vasi linfatici che collegano il retto alla vescica. Nelle donne la cistite è un disturbo piuttosto comune, mentre è più rara negli uomini, nei quali è spesso collegata a problemi alla prostata. Quando gli episodi di cistite si ripetono con frequenza maggiore di due all'anno, si parla di cistite ricorrente. Esistono anche infiammazioni della vescica di origine non infettiva, che insorgono a seguito di un trattamento con radiazioni, di una malattia autoimmune o dell'assunzione di sostanze o farmaci che irritano la parete vescicale. I sintomi tipici della cistite sono la necessità di urinare di frequente (pollachiuria) e un dolore-bruciore durante e dopo la minzione (stranguria). Alcuni soggetti lamentano il continuo stimolo a urinare senza che si verifichi tuttavia alcuna fuoriuscita di liquidi (tenesmo vescicale). Le urine sono in genere torbide, talora maleodoranti, scure se è presente sangue (cistite emorragica). Normalmente la febbre è assente o scarsa se è presente e accompagnata da brividi e dolore nella zona renale è possibile che l'infezione urinaria si sia estesa al rene (cistopielite). Un semplice esame delle urine eseguito anche con strisce reattive consente di confermare la diagnosi di cistite, già solitamente indicata dai tipici disturbi. Spesso è preferibile eseguire un esame particolare (urinocoltura) per identificare il germe responsabile della malattia: il risultato richiede alcuni giorni ma consente di scegliere il trattamento più efficace. Nei pazienti con cistiti ricorrenti può essere necessario eseguire accertamenti strumentali per ricercare condizioni che possono favorire l'infezione. La maggior parte delle cistiti è causata da batteri non particolarmente difficili da combattere, in quanto sensibili ai comuni antibiotici disponibili per le infezioni delle vie urinarie. In presenza di un episodio isolato sono sufficienti pochi giorni di terapia, mentre nei casi di cistite contratta in ospedale, in soggetti debilitati o quando le infezioni si ripetono con grande frequenza è necessario che la prescrizione dell'antibiotico sia sempre fatta alla luce dei risultati di uno specifico test di sensibilità (antibiogramma). è sempre molto utile bere abbondantemente (sia perché aiuta a risolvere gli episodi di cistite ma soprattutto perché previene le ricadute) e mantenere una buona funzione intestinale.

Cistometria

Indagine diagnostica svolta per mezzo di uno strumento chiamato flussimetro in grado di misurare la capacità della vescica e la pressione necessaria affinché sia avvertito il primo stimolo a urinare. Questo tipo di indagine è utile per valutare la funzionalità della vescica, soprattutto in relazione a eventuali influenze prostatiche o neurologiche. Dai dati ottenuti si ricava un grafico, detto curva cistometrica o flussometrica, che nel caso di alcune patologie presenta un andamento caratteristico.

Cistopielite

Infiammazione che colpisce vescica e pelvi renale. Di origine batterica, si presenta spesso come complicanza della cistite acuta. Il quadro sintomatologico è quello tipico della cistite, ma con complicanze quali dolori al fianco e febbre alta con brividi. Il trattamento è a base di antibiotici.

Cistopielonefrite

Infiammazione congiunta di vescica, uretere e rene. L'infezione scatenante ha spesso origine esterna come, per esempio, batteri introdotti attraverso l'uretra nel corso di indagine diagnostiche strumentali. Ai normali sintomi della cistite si aggiungono febbre con brividi, nausea, vomito, dolori alla zona lombare, difficoltà nella minzione e presenza di sangue nelle urine.

Cistoscopia

Tecnica diagnostica e terapeutica impiegata nell'osservazione della parete interna della vescica urinaria grazie all'uso di uno strumento a fibre ottiche, il cistoscopio. Introdotto nell'uretra, il cistoscopio consente sia di analizzare lo stato delle mucose uretrale e vescicale, sia di effettuare l'irrigazione della vescica oppure il prelievo di campioni di tessuto (biopsie).

Cistouretrografia minzionale

Esame radiologico che consiste nell'iniezione di un mezzo di contrasto nella vescica mediante un catetere e nell'esecuzione di radiografie seriali durante la minzione. L'esame serve a valutare la capacità di svuotamento della vescica e l'eventuale flusso urinario retrogrado (dalla vescica all'uretere), nel caso di diagnosi di reflusso vescico-ureterale.

Citocromo

Gruppo di proteine caratterizzate dalla presenza di un gruppo eme, una particolare struttura presente anche nell'emoglobina che è in grado di legare il ferro. Esistono molti tipi di citocromi, che svolgono svariate funzioni. Alcuni fanno parte della catena di trasporto degli elettroni all'interno dei mitocondri, processo fondamentale per la respirazione cellulare e per la sintesi dell'ATP (adenosintrifosfato), la molecola che costituisce la moneta di scambio energetico della cellula. Una menzione a parte va fatta per il citocromo P450, una famiglia di circa 60 geni codificanti per diversi enzimi epatici responsabili del metabolismo di molti farmaci comunemente prescritti. Questi geni sono infatti molto polimorfici all'interno della popolazione: gli individui possono avere cioè diversi livelli e diverse varianti di questi enzimi. Il livello di espressione e di funzionalità di questi geni varia perciò da individuo a individuo e influenza in modo rilevante l'azione dei farmaci.

Citodiagnosi

Analisi al microscopio dei campioni di tessuto prelevati tramite biopsia, i liquidi corporei e i campioni prelevati tramite colposcopia, gastroscopia e broncoscopia. Grazie a questo esame è possibile stabilire se le cellule dei campioni prelevati hanno un aspetto normale, oppure se mostrano anomalie morfologiche tali da far sospettare una patologia in atto.

Citologo

Operatore sanitario, generalmente un biologo specializzato in citologia e citodiagnostica, deputato alla preparazione e all'osservazione al microscopio dei campioni prelevati dai pazienti (biopsie).